Le increspature dei mari su Titano osservate dalla sonda Cassini
Lo studio realizzato con il sostegno di Nasa e Asi
Fiumi di puro metano che si riversano in mari di idrocarburi dove regna la calma piatta, con increspature superficiali che superano a malapena i 5 millimetri in prossimità di coste ed estuari: ecco il panorama vicino al polo nord di Titano, la più grande delle lune di Saturno, ripreso dai radar della missione Cassini-Huygens di Nasa, Agenzia spaziale europea e Agenzia spaziale italiana. A rielaborarli in uno studio su Nature Communications è stato un gruppo di ricerca internazionale, guidato dall'ingegnere italiano Valerio Poggiali della Cornell University negli Stati Uniti, a cui hanno contribuito anche l'Università di Bologna, l'Osservatorio di Parigi, il Jet Propulsion Laboratory della Nasa, il California Institute of Technology e il Massachusetts Institute of Technology. I ricercatori sono stati in grado di analizzare e stimare la composizione e la rugosità della superficie dei mari di Titano grazie ai dati di diversi esperimenti radar bistatici, nei quali le onde radio inviate dalla sonda spaziale verso il bersaglio (in questo caso Titano) vengono riflesse verso l'antenna ricevente sulla Terra. Questa riflessione fornisce informazioni raccolte da due prospettive indipendenti, a differenza di quella fornita dai dati radar monostatici dove il segnale riflesso ritorna al veicolo spaziale. Lo studio si è basato in particolare su quattro osservazioni radar bistatiche, raccolte da Cassini durante altrettanti sorvoli fatti nel 2014 e nel 2016. La loro analisi ha rivelato differenze nella composizione degli strati superficiali dei mari di idrocarburi, a seconda della latitudine e della posizione (vicino a fiumi ed estuari, per esempio). I ricercatori hanno anche stabilito che tutti e tre i mari osservati (Kraken Mare, Ligeia Mare e Punga Mare) erano per lo più calmi al momento dei sorvoli, con onde superficiali non più grandi di 3,3 millimetri. Un livello di rugosità leggermente superiore (fino a 5,2 millimetri) è stato rilevato in prossimità di zone costiere ed estuari, probabilmente per effetto di correnti di marea. "Abbiamo anche indicazioni che i fiumi che alimentano i mari sono metano puro, fino a quando non sfociano nei mari aperti, che sono più ricchi di etano", afferma Poggiali, originario di Genova. "È come sulla Terra, quando i fiumi d'acqua dolce si mescolano con l'acqua salata degli oceani".
(M.Travkina--DTZ)