Deutsche Tageszeitung - L'attività fisica riduce rischio parodontite grave del 28%

L'attività fisica riduce rischio parodontite grave del 28%


L'attività fisica riduce rischio parodontite grave del 28%

Esperto SIdP, non cosÌ i lavori manuali intensi

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Muoversi accende il sorriso: l'attività fisica nel tempo libero riduce il rischio di parodontite del 19%, e di parodontite severa del 28%. Questo è quanto emerge da una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Periodontology, con primo firmatario Crystal Marruganti dell'Università di Siena e coordinata da Mario Romandini, professore presso l'Università di Oslo ed Editor-in-Chief del Journal of Periodontal Research. "Il punto centrale - spiega Romandini, che è anche Socio Attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) - è che gli studi precedenti su attività fisica e parodontite avevano dato risultati contraddittori. Da qui l'idea di studiare separatamente l'impatto dell'attività fisica ricreativa e di quella lavorativa, ipotizzando che quest'ultima potesse essere la causa delle discrepanze riportate in letteratura". Per questo motivo, gli esperti hanno analizzato i dati relativi a 10.679 adulti arruolati nello studio NHANES 2009-2014. I livelli di attività fisica di ciascun partecipante sono stati valutati attraverso il "Global Physical Activity Questionnaire". Dallo studio è emerso che le persone fisicamente attive nel tempo libero sono protette dalla parodontite, anche nella sua forma più grave, con un rischio ridotto rispettivamente del 19% e del 28%. Al contrario, chi svolge lavori manuali molto pesanti è più a rischio di sviluppare parodontite. Inoltre, è emerso che la combinazione di una scarsa attività fisica nel tempo libero e dello svolgimento di lavori manuali intensi aumenta il rischio di parodontite del 47% e di parodontite severa del 66%. "Lo studio suggerisce che l'attività fisica ricreativa è importante per proteggere la salute orale, mentre i lavori manuali pesanti non offrono la stessa protezione, come anche accade per le malattie cardiovascolari", conclude Romandini.

(L.Møller--DTZ)