Lucia Aleotti: 'Pil non galoppa, pesa perdita competitività Ue'
"Il ruolo di Confindustria non sarà timido"
"Il ruolo di Confindustria non sarà timido", garantisce la vicepresidente con delega al centro studi, Lucia Aleotti, presentando il rapporto di autunno con le previsioni economiche degli economisti di via dell'Astronomia. Ne emerge, evidenzia, "una grande complessità globale" e "con grande evidenza una perdita di competitività dell'Unione Europea". "In queste difficoltà - sottolinea la vicepresidente di Confindustria - possiamo sicuramente affermare che l'Italia sta tenendo botta, il Pil non galoppa ma cresce". E' uno scenario in cui "l'export di beni sicuramente soffre la crisi tedesca ma comunque cresce a livello globale. In cui i tassi non sono scesi come ci attendevamo all'inizio dell'anno e la nostra inflazione ormai allo 0,7%, i costi dell'energia rimangono stabilmente alti e superiori a quelli europei, la Germania rallenta, il settore dell'automotive è in crisi drammatica e le aziende sentono mordere la difficoltà di trovare lavoratori qualificati e formati". Tra i vari punti, evidenzia, "certamente abbiamo bisogno della ripartenza degli investimenti in impianti e macchinari, perché la produzione, quindi l'export e la competitività globale, si basa su questo elemento. Questi investimenti hanno un po' rallentato in attesa del varo di Industria 5.0, che è una misura molto importante" che "ha delle complessità applicative, per la risoluzione delle quali è in corso un dialogo con il ministero". C'è la sfida del Pnrr "straordinariamente importante per il Paese". E "dobbiamo anche cominciare a pensare al post Pnrr". E c'è il tema del green deal e della crisi dell'automotive: un "punto cruciale su cui la riflessione di Confindustria sta incentrando" è "il dovere di ribadire con forza che le politiche europee non possono ignorare le conseguenze che generano sulle imprese". Le imprese "vogliono essere sempre più sostenibili" ma è "necessario ribadire che si può camminare ancora in questo percorso senza dover desertificare industrialmente il nostro continente, senza creare disoccupazione, senza rinunciare ai nostri standard sociali".
(V.Sørensen--DTZ)